Un approccio pragmatico alla prevenzione dell’artrosi post-traumatica dopo lesioni articolari correlate allo sport o all’esercizio fisico

Nonostante i numerosi benefici, praticare sport ed esercizio fisico è una delle principali cause di infortuni muscoloscheletrici agli arti inferiori, con una serie di conseguenze negative tra cui rischio significativamente elevato di sviluppare artrosi post-traumatica (PTOA), successive comorbidità e ridotta qualità della vita legata alla salute (QOL). Sono disponibili molte informazioni su come prevenire gli infortuni muscoloscheletrici legati allo sport e all’esercizio fisico e su come ridurre la disabilità nelle persone con PTOA, ma c’è scarsità di conoscenze su come prevenire o ritardare l’insorgenza della PTOA dopo che si è verificato un infortunio.

Questo articolo presenta un profilo di rischio per PTOA basato su una sintesi dei risultati delle indagini che hanno valutato i fattori di rischio/protezione modificabili nell’intervallo tra la lesione articolare e l’insorgenza di PTOA e propone dei principi guida per prevenire PTOA dopo un infortunio muscoloscheletrico dell’arto inferiore legato allo sport o all’esercizio fisico e per affrontare pragmaticamente i fattori di rischio suscettibili di intervento.

Lo sport e le attività ricreative causano fino al 40% degli infortuni che richiedono attenzione medica, con il 50% che coinvolge caviglia, ginocchio o anca. I tassi di infortunio più alti riguardano gli sport di squadra giovanili che comportano contatto, rapidi cambi di direzione o rapide accelerazioni e decelerazioni. Questi infortuni possono essere associati anche a una serie di conseguenze negative, quali nel breve termine stati d’animo negativi (frustrazione, ansia e rabbia associate alla mancanza di periodi sostanziali di allenamento e competizione), paura di un nuovo infortunio, sentimenti di isolamento, perdita di identità sociale, ritiro dallo sport, re-infortunio e inattività fisica. Nel lungo termine, gli infortuni legati allo sport e all’esercizio fisico possono essere associati a obesità, riduzione della QOL e PTOA.

Ad esempio i giovani che subiscono un infortunio al ginocchio legato allo sport dimostrano una maggiore adiposità totale del corpo e addominale entro 3 e10 anni dopo l’infortunio rispetto ai controlli non infortunati, dati preoccupanti dato che i marcatori di obesità nell’adolescenza sono associati a un’elevata adiposità e a un aumento del rischio di morbidità e mortalità più tardi nella vita e il tessuto adiposo è noto nel contribuire allo sviluppo di OA di ginocchio attraverso processi sia di tipo meccanico che sistemico.

Per quanto riguarda la QOL, gli atleti adolescenti infortunati riportano riduzione nei domini fisici e sociali della QOL relativa alla salute rispetto ai coetanei non infortunati, probabilmente a causa della necessità di subire un intervento chirurgico, del mancato ritorno allo sport o dell’elevato indice di massa corporea (BMI). Oltre all’adiposità e alla QOL, esiste un’aumentata incidenza di insorgenza precoce di sintomi e/o di segni radiografici riscontrati dalla risonanza magnetica di PTOA associata a lesioni articolari legate allo sport. In particolare, le lesioni articolari sono associate a un rischio quadruplicato di OA radiografica di ginocchio e quintuplicato di OA di anca clinicamente diagnosticata. Nella caviglia invece fino al 90% di OA è di natura post-traumatica, con il 13% dei pazienti con instabilità cronica di caviglia che dimostrano OA radiografica 20 anni dopo l’infortunio.

A differenza di altre forme di OA, la PTOA (che rappresenta fino al 12% dei casi di OA) è associata a un’età precoce di insorgenza e a una progressione più rapida verso lo stadio finale della patologia, con un conseguente maggior numero di anni vissuti con disabilità e di oneri socioeconomici. Infatti è stato riscontrato come i pazienti con storia di precedenti interventi chirurgici al ginocchio si sottopongono ad artroplastica totale di ginocchio in media sette anni prima (nove anni per quelli che hanno subito ricostruzione chirurgica del legamento crociato anteriore – RLCA) di quelli senza questa storia.

Nonostante OA sia una delle principali cause di dolore, disabilità ed elevati costi socioeconomici nel mondo, le migliori evidenze disponibili dimostrano che è possibile prevenirla e anche gestirla nelle fasi iniziali. Dato che lo sport e l’esercizio fisico sono le principali cause di lesioni articolari, le persone che subiscono infortuni in queste attività rappresentano un sottoinsieme facilmente identificabile di individui “a rischio” verso cui indirizzare strategie volte a prevenire OA. Attualmente esistono evidenze di alto livello che guidano gli interventi volti a prevenire le lesioni articolari legate allo sport (prevenzione primaria) e a migliorare la funzionalità/ridurre la disabilità nelle persone con PTOA radiografica sintomatica (prevenzione terziaria), ma rimangono notevoli lacune nella comprensione di cosa si può fare per ritardare o arrestare l’insorgenza di PTOA sintomatica dopo una lesione articolare (prevenzione secondaria). Le ragioni di queste lacune includono fattori che rendono difficile l’esecuzione di studi clinici randomizzati di alta qualità, ad esempio la distanza nel tempo tra lesione articolare e insorgenza di PTOA, la mancanza di definizioni condivise per PTOA sintomatica e/o strutturale precoce (cioè definita dalla risonanza magnetica o radiografica) ed eterogeneità nella morfologia anatomica, nella lesione scatenante, nel trattamento, nel carico articolare e nella successiva lesione. Nonostante queste difficoltà, sono state accumulate notevoli conoscenze nell’indagine su popolazioni post-trauma in finestre di tempo più brevi dall’infortunio utilizzando una varietà di surrogati clinici, funzionali e strutturali (disabilità auto-riferita, OA definita dalla risonanza magnetica o QOL) o outcome provvisori (re-infortunio o ritorno allo sport). Alcuni di questi studi si sono concentrati sulla comprensione della misura in cui la lesione articolare porta a OA sintomatica o strutturale e hanno enfatizzato fattori di rischio non modificabili come età, sesso e tipo di lesione, altri studi hanno indagato numerosi potenziali fattori di rischio che potrebbero essere suscettibili di intervento (sebbene varino qualità e livello di evidenza a supporto), arrivando a indicare un profilo di rischio per lo sviluppo di PTOA dopo un infortunio e possibili obiettivi di trattamento.

Prevenzione secondaria di artrosi post-traumatica

La prevenzione di OA dopo una lesione articolare è subordinata alla comprensione di chi è a rischio (popolazione target) e qual è la disponibilità di interventi in grado di mitigare i fattori di rischio potenzialmente modificabili (bersagli di trattamento). Sebbene sia stata identificata una varietà di fattori di rischio teoricamente modificabili per PTOA sintomatica, sono limitate le evidenze su quanto siano modificabili, se la loro modifica possa essere efficace nel ritardare o arrestare l’insorgenza della malattia e sui costi associati.

Nelle sezioni che seguono saranno presentati un “profilo di rischio” per la PTOA sintomatica e suggerimenti per strategie di intervento basate sulla sintesi delle evidenze. Il contenuto di queste sezioni è fortemente ponderato sui risultati delle indagini su popolazioni con lesioni al ginocchio post-traumatiche legate allo sport, ma può essere ampiamente applicabile a popolazioni con lesioni traumatiche dell’anca e della caviglia, anche se OA di anca è meno comunemente associata a trauma e più probabilmente attribuibile al carico accumulato e/o a fattori morfologici, mentre OA di caviglia è spesso associata a una maggiore morbidità data l’età di insorgenza più precoce e tassi di successo inferiori con l’artroplastica articolare rispetto a OA di ginocchio. Con l’obiettivo di individuare i trattamenti per prevenire PTOA sintomatica dopo un infortunio muscoloscheletrico legato allo sport, un “profilo di rischio” per PTOA è caratterizzato nel modo migliore considerando fattori potenzialmente modificabili che sono stati associati con l’aumento del rischio di, o la protezione contro, PTOA.

Tipo di lesione e re-infortunio. Esiste un’enorme quantità di evidenze sul fatto che chi ha subito una lesione intra-articolare come lesione del legamento crociato anteriore (LCA), meniscale, osteocondrale o una frattura intra-articolare, specialmente se in combinazione, è esposto a maggior rischio di OA radiografica ed è quindi logico ipotizzare che il verificarsi di un’altra lesione intra-articolare aumenterà ulteriormente questo rischio. Sebbene questa possibilità sembri poco probabile per OA di anca, circa il 23% di soggetti che si sottopongono a RLCA subiranno una seconda lesione e il 20% dei soggetti che subiscono una distorsione di caviglia svilupperanno un’instabilità ricorrente. Inoltre una nuova lesione dopo RLCA è associata con outcome peggiori a cinque anni e c’è un chiaro legame tra non raggiungere i criteri per il ritorno allo sport e rischio di una nuova lesione (rischio quattro volte maggiore rispetto agli atleti che li raggiungono). Quindi sembra ragionevole presupporre che i soggetti che ritornano allo sport dopo un infortunio senza averne i requisiti siano potenzialmente esposti a un rischio maggiore di un nuovo infortunio e conseguente OA sintomatica.

Obesità e adiposità. Insieme alle lesioni articolari, l’obesità è il più riconosciuto fattore di rischio per OA, al cui sviluppo contribuisce attraverso processi di tipo sia meccanico che sistemico. Il rischio di OA per tutta la vita aumenta con l’aumento del BMI e due terzi degli adulti obesi sviluppano OA radiografica sintomatica. Prove preliminari suggeriscono che le giovani atlete guadagnino più massa grassa in 1 anno dopo lesione del LCA rispetto alle compagne di squadra sane e che i giovani adulti infortunati hanno una probabilità maggiore di 2,4 volte di essere classificati come sovrappeso/obesi in base al BMI e che hanno una probabilità 3,8 volte maggiore di avere maggiore percentuale totale di massa grassa e maggior grasso addominale rispetto ai controlli sani. Dati preoccupanti, dato che l’associazione tra BMI e OA è principalmente mediata dalla massa grassa, che suggeriscono come nel contesto di una lesione articolare è probabile che l’aumento di adiposità aumenti il rischio di futura OA sintomatica.

Inattività fisica. Sebbene il legame tra inattività fisica e insorgenza di OA non sia altrettanto ben stabilito come per i precedenti fattori di rischio, è possibile che fattori legati allo stile di vita (che includono attività fisica e abitudini alimentari) contribuiscano al raddoppio della prevalenza di OA di ginocchio indipendentemente da BMI ed età. In aggiunta a questo vanno considerati i giovani che abbandonano l’attività sportiva o riducono i livelli di attività fisica dopo un infortunio, compresi quelli che dopo RLCA non raggiungono il livello pre-infortunio o non tornano al livello competitivo o smettono di praticare sport. Tenendo conto della chiara associazione tra misure oggettive di attività fisica (compresi i comportamenti sedentari), dispendio energetico e adiposità, è probabile che l’inattività fisica sia un comportamento rischioso che potrebbe contribuire allo sviluppo di OA sintomatica dopo infortunio sportivo.

Debolezza muscolare e alterato controllo neuromuscolare. Gli studi mostrano che la possibilità di sviluppare OA radiografica sintomatica è 1,65 volte maggiore per persone con muscoli estensori di ginocchio deboli rispetto a chi ha estensori forti e che guadagni nella forza degli estensori migliorano dolore e funzionalità fisica in soggetti con OA di ginocchio radiografica sintomatica. Inoltre evidenze emergenti indicano che la forza dei muscoli flessori di ginocchio e il controllo neuromuscolare di quadricipite e hamstring possono contribuire alla prevenzione di un nuovo infortunio. Infine la ridotta performance funzionale è associata ad aumentata probabilità di OA di ginocchio radiografica a distanza di 5 anni. Quindi debolezza muscolare (in particolare degli estensori di ginocchio) e scarsa performance nei task funzionali dovrebbero essere considerati un fattore di rischio per OA sintomatica.

Paura del movimento. Da un lato soggetti con pochi sintomi e minor paura del movimento nei primi sei mesi dopo RLCA sono associati con migliori outcome a lungo termine, dall’altro individui con OA radiografica sintomatica che hanno subito RLCA riferiscono scarsa fiducia nel ginocchio e maggior paura del movimento rispetto a persone con RLCA ma non diagnosi di OA radiografica sintomatica. Di conseguenza è possibile che più sintomi e maggior paura del movimento contribuiscano a un elevato rischio di OA, anche se le informazioni a disposizione sono insufficienti per determinare se l’associazione tra riabilitazione o sintomi precoci e OA sia il risultato della gravità della lesione (ad esempio lesioni più gravi sono associate con maggiori sintomi, kinesiofobia e OA) o se queste associazioni siano il risultato di come questi fattori impattino i livelli di attività fisica.

Credenze inappropriate e aspettative non realistiche. Recenti indagini indicano altri potenziali fattori di rischio per PTOA associati alle aspettative e alle convinzioni dei pazienti relative al ritorno allo sport, al rischio futuro di OA, a come interpretare e gestire le riacutizzazioni e come regolare e/o modificare i livelli di attività. Ad esempio, il 91% dei pazienti sottoposti a RLCA prevedeva di tornare a praticare lo sport allo stesso livello entro un anno dall’intervento, quando le stime sono più vicine al 63%, e solo il 2% pensava di avere un rischio per futura PTOA sintomatica nonostante stime medie del 50%. Al di là dei gradi irrealistici di accettazione per quanto riguarda l’impatto dell’infortunio sull’abilità sportiva e il futuro rischio di PTOA, le persone che subiscono un infortunio al ginocchio correlato allo sport o all’esercizio fisico sono altamente motivate a riprendersi, ma molti potrebbero non seguire un ritmo adeguato e questa discrepanza potrebbe contribuire alla ridefinizione della loro “identità atletica”. Sebbene non vi siano collegamenti diretti tra la conoscenza e le convinzioni del paziente e lo sviluppo di PTOA, ci sono evidenze che le aspettative non realistiche del paziente possono portare a outcome negativi, quindi è probabile che anche mancanza di conoscenza e convinzioni inadeguate possano avere un posto in un profilo di rischio per PTOA.

Dieta scarsa. Un’assunzione sbilanciata di macronutrienti (carboidrati, grassi e proteine) combinata con un’attività fisica inadeguata è associata a obesità e successiva OA, mentre gli interventi che incorporano diete ipocaloriche che portano a riduzioni del peso corporeo nell’ordine del 10% sono stati associati a diminuzione del dolore e aumento della funzionalità nelle persone con OA di ginocchio. Oltre all’assunzione di macronutrienti, alcuni micronutrienti (ad esempio calcio, vitamine C, D, E e K, acidi grassi omega-3 e fibre) hanno dimostrato di svolgere un ruolo fondamentale nella salute delle articolazioni e delle ossa e possono mitigare il rischio di OA sintomatica. Evidenze disponibili mostrano una maggiore prevalenza di OA radiografica sintomatica in persone con un alto indice infiammatorio alimentare, indicando una dieta più pro-infiammatoria. Date le associazioni tra assunzione dietetica, ambiente micro-infiammatorio del corpo umano, obesità e salute delle ossa e delle articolazioni, è plausibile che una dieta squilibrata e inadeguata contribuisca a PTOA.

Displasia articolare. Un’anomala morfologia dell’articolazione è stata a lungo collegata a schemi di carico patologici che si ritiene contribuiscano nel tempo allo sviluppo di OA, maggiormente rilevante per l’anca in cui displasia dello sviluppo e impingement femoroacetabolare sono state associate a un rischio elevato di OA radiografica. I potenziali metodi per modificare la morfologia articolare e gli schemi di carico patologico comprendono chirurgia ed esercizio terapeutico, ma sono necessari studi clinici di alta qualità che determinino l’efficacia di questi approcci per la protezione contro OA. Nonostante la mancanza di queste evidenze, le persone che hanno subito una lesione articolare correlata allo sport e che dimostrano una morfologia articolare anormale dovrebbero essere considerate a maggior rischio di PTOA.

Esercizio terapeutico insufficiente e inopportuno. Vi sono evidenze cliniche che riabilitazione pre-intervento ed esercizio terapeutico precoce per chi si sottopone a RLCA sono associati a una migliore funzionalità a due-cinque anni. Sebbene RLCA con o senza meniscectomia sia lo standard di cura per le persone che subiscono una lesione del LCA correlata allo sport o all’esercizio fisico e/o una concomitante lesione meniscale, al momento non è chiaro se la chirurgia mitighi l’elevato rischio di OA, infatti una percentuale del 28-50% di individui che si sottopongono a RLCA sviluppa OA. Al contrario, evidenze convincenti mostrano che i pazienti trattati non chirurgicamente con esercizio terapeutico di controllo neuromuscolare supervisionato e modifica dell’attività potrebbero non progredire a OA radiografica o sintomatica entro 15 anni dopo la lesione del LCA. Inoltre, nell’unico studio randomizzato controllato di alta qualità che ha confrontato esercizio terapeutico precoce (con opzione successiva di RLCA) con RLCA precoce (seguita dallo stesso tipo di esercizio terapeutico) per giovani adulti con lesione del LCA, è stato dimostrato che i pazienti assegnati all’esercizio terapeutico precoce non differivano significativamente negli esiti radiografici o riferiti da quelli assegnati a RLCA precoce. Sebbene non sia ancora noto quali caratteristiche dovrebbero essere utilizzate per determinare l’ordine e la tempistica dei trattamenti delle lesioni articolari per mitigare l’insorgenza di OA, i medici e i pazienti attivi dovrebbero essere consapevoli del fatto che esistono opzioni non chirurgiche praticabili e, in alcuni casi, possibilmente superiori.

Profilo di rischio per artrosi post-traumatica. Una sintesi delle evidenze esistenti suggerisce che gli individui che hanno subito una lesione intra-articolare mostrano maggiore adiposità, minor attività fisica, deficit di forza o anomala morfologia articolare e sono probabilmente a rischio elevato di PTOA dopo un infortunio al ginocchio correlato allo sport o all’esercizio fisico. Inoltre, ci sono evidenze che una riabilitazione  preintervento insufficiente, la mancanza di completezza della riabilitazione prima del ritorno allo sport, un’alimentazione squilibrata o inadeguata e aspettative e convinzioni non realistiche possono contribuire a questo rischio elevato. In assenza di studi clinici di alta qualità sugli interventi di prevenzione, questo “profilo di rischio” per PTOA indica potenziali obiettivi di trattamento e un approccio pragmatico alla prevenzione.

Interventi di prevenzione secondaria

Data la scarsità di studi clinici di alta qualità per guidare la prevenzione di PTOA sintomatica dopo lesioni articolari e l’urgente necessità di ridurre il crescente onere di OA, i principi guida per affrontare pragmaticamente gli obiettivi di trattamento si possono basare su ciò che si è dimostrato efficace per prevenire le lesioni articolari (prevenzione primaria) e ottimizzare la funzionalità nelle persone con PTOA (prevenzione terziaria). In particolare, programmi di prevenzione degli infortuni costituiti da esercizi di corsa combinati con stretching attivo, contatti controllati con l’avversario, movimenti di arresto e cambio di direzione ed esercizi di condizionamento che incorporano forza, abilità ed equilibrio, oltre a un’educazione che enfatizza modelli di movimento (ad esempio atterraggio dal salto) e fair play hanno dimostrato di ridurre significativamente gli infortuni agli arti inferiori legati allo sport. Allo stesso modo, è stato dimostrato che programmi di esercizi incentrati su controllo neuromuscolare e forza, insieme all’educazione, che forniscono i principi chiave per l’autogestione, migliorano dolore, qualità della vita, funzionalità e attività fisica nelle persone con OA di ginocchio e anca. Data la natura del “profilo di rischio” per PTOA e il successo combinato dell’esercizio terapeutico e dei programmi educativi per la prevenzione primaria e terziaria di PTOA, è molto plausibile che un approccio simile sia appropriato per prevenire PTOA sintomatica a seguito di un infortunio legato a sport o attività fisica.

Programmi di esercizi. Componente chiave di un programma di esercizi per la prevenzione di PTOA dopo una lesione articolare correlata a sport o esercizio è ripristinare, mantenere o migliorare la funzionalità muscolare. Nel caso di PTOA del ginocchio, la forza del quadricipite è vitale e l’aggiunta di un training muscolare che includa esercizi che coinvolgano i muscoli degli arti inferiori e del tronco è di sicuro beneficio. La forza da sola probabilmente non è sufficiente, poiché è fondamentale che i pazienti possano svolgere compiti funzionali che sono rilevanti e importanti per loro, sia nel contesto delle attività di vita quotidiane che nelle attività sportive. Una componente chiave per il successo di ogni programma di esercizi è la necessità di affrontare qualsiasi paura del movimento o ansia da re-infortunio affrontando movimenti provocativi nonché miti riguardanti il carico articolare. Infine, è fondamentale che i programmi di esercizio terapeutico promuovano o, se possibile, includano il ritorno ai livelli giornalieri raccomandati di attività fisica.

Educazione. Dal punto di vista educativo, è fondamentale fornire ai pazienti informazioni che consentano loro di sviluppare aspettative realistiche in merito a ritorno allo sport, re-infortunio e rischio di OA rispetto alla gravità del loro infortunio, cosa che probabilmente comporterà aiutare i pazienti ad abbandonare aspettative irrealistiche raccolte da varie fonti (ad esempio social media, compagni di squadra, allenatori e operatori sanitari che non utilizzano trattamenti basati sull’evidenza). Un altro argomento importante per l’educazione del paziente è aiutarlo a bilanciare attività fisica, riabilitazione e sport con la gestione di possibili riacutizzazioni. Inoltre, sarà fondamentale affrontare il modo per evitare re-infortuni ed enfatizzare l’importanza dei criteri per il ritorno allo sport. Se è necessario modificare l’attività fisica o lo sport di un paziente, è essenziale capire quali sono le sue preferenze (ad esempio sport a terra, in acqua, di squadra o individuali) per aiutarlo a trovare un’alternativa che non lo faccia diventare frustrato o lo spinga ad abbandonare. Infine, è probabile che sia necessaria un’istruzione relativa alla gestione del peso e alla dieta, bilanciando apporto calorico e modelli di attività fisica, integrando micronutrienti e riducendo al minimo il consumo di cibo pro-infiammatorio.

Interventi chirurgici e farmaceutici. Nonostante i miglioramenti nelle tecniche chirurgiche per riparare o rimuovere i tessuti danneggiati o modificare la morfologia e la meccanica articolare, la possibilità di influire con i farmaci sulla risposta infiammatoria della lesione articolare acuta e il ruolo che svolgono nella gestione di questi pazienti, attualmente non ci sono evidenze sufficienti per suggerire che questi interventi mitighino il rischio di PTOA. Bisogna inoltre tenere conto delle evidenze che suggeriscono che le risposte a RLCA precoce, meniscectomia e artroscopia di anca sono individuali e non sempre associate a outcome favorevoli a lungo termine. Poiché approcci terapeutici diversi sono associati a prognosi diverse, si raccomanda un approccio individualizzato al trattamento delle lesioni articolari acute e alla prevenzione di PTOA.

Filosofia e alleanza terapeutica. Una componente vitale di qualsiasi strategia di prevenzione è la filosofia alla base dell’approccio di un operatore sanitario al proprio paziente, il successo infatti potrebbe dipendere da un approccio basato sulla co-gestione e su un’alleanza terapeutica in cui gli operatori sanitari sono disposti ad avere conversazioni precoci difficili relative a riabilitazione, chirurgia, ritorno allo sport, modificazione dell’attività e conseguenze a lungo termine, bilanciando la necessità di aspettative realistiche ed evitando di medicalizzare eccessivamente la situazione. Gli operatori sanitari devono essere disposti a sfidare abbandoni del piano di trattamento a favore di trattamenti ad alta tecnologia e invasivi, riconoscendo l’esercizio terapeutico come trattamento di prima linea basato sulle evidenze, che non deve però essere l’unico trattamento ma da integrare nel tempo con terapie per alleviare il dolore, terapia manuale per aumentare la gamma di movimento e chirurgia per affrontare l’instabilità ricorrente. Considerando la quantità di evidenze che implicano l’importante ruolo dell’esercizio terapeutico nella prevenzione e gestione delle lesioni articolari e di OA, dell’attività fisica per la salute generale, l’esercizio dovrebbe essere parte integrante di tutti i programmi volti a prevenire o gestire lesioni articolari e OA.

Punti pratici

  • È essenziale che salute muscoloscheletrica duratura, mobilità e qualità della vita correlata alla salute siano l’obiettivo a lungo termine nel trattamento delle persone con lesioni articolari legate allo sport o all’esercizio fisico per frenare il crescente carico individuale e sociale associato all’artrosi.
  • Gli individui che subiscono una lesione articolare correlata allo sport o all’esercizio fisico a carico di strutture intra-articolari e che si presentano con morfologia articolare anomala, adiposità elevata, muscolatura debole o sono diventati fisicamente inattivi hanno un rischio elevato di PTOA.
  • Esercizio terapeutico insufficiente e/o riabilitazione incompleta, ritorno prematuro allo sport, aspettative e convinzioni non realistiche o dieta squilibrata/inadeguata possono aumentare ulteriormente il rischio di PTOA dopo una lesione articolare correlata allo sport o all’esercizio.
  • Gli sforzi per ritardare o prevenire l’insorgenza di PTOA sintomatica dopo una lesione articolare dovrebbero includere esercizio terapeutico volto a ottimizzare forza muscolare e controllo neuromuscolare riducendo al contempo la paura del movimento per garantire la ripresa dei livelli raccomandati di attività fisica.
  • L’educazione del paziente che promuova aspettative realistiche, importanza dell’esercizio e dell’attività fisica, autogestione e consulenza nutrizionale probabilmente migliorerà gli sforzi di prevenzione.

Whittaker JL, Roos EM. A pragmatic approach to prevent post-traumatic osteoarthritis after sport or exercise-related joint injury. Best Pract Res Clin Rheumatol. 2019 Feb;33(1):158-171.

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/31431269/

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