Rehabilitative Ultrasound Imaging (RUSI): vantaggi e svantaggi nell’attuale utilizzo dell’ecografia in fisioterapia
Negli ultimi 30 anni l’utilizzo dell’ecografia in campo riabilitativo è cresciuto progressivamente (Whittaker et al, 2011). Sempre più fisioterapisti si sono interessati a questa metodica, fino a che nel 2006, con il Simposio della US Army-Baylor University di San Antonio, Texas, è stato coniato il termine “Rehabilitative Ultrasound Imaging” (RUSI) (Teyhen et al, 2006).
Oggi, per RUSI si intende “la procedura usata in fisioterapia per valutare la morfologia e il comportamento muscolari a riposo o durante attività dinamiche; come trattamento in quanto fornisce un biofeedback che permette di incrementare la funzione neuromuscolare; per effettuare attività di ricerca allo scopo di migliorare la pratica clinica” (Whittaker et al, 2007).
Vediamo quali sono i vantaggi e gli svantaggi dell’utilizzo dell’ecografia nella pratica clinica fisioterapica, attraverso l’analisi di tre questionari sviluppati in Australia e Regno Unito negli ultimi 5 anni. Questi tre studi hanno analizzato i seguenti aspetti: l’apparecchio ecografico, il percorso formativo e l’utilizzo del RUSI nella pratica clinica quotidiana.
Dallo studio di McKiernan et al è emerso che il 18% degli intervistati possiede un proprio ecografo, mentre il resto utilizza l’ecografo della struttura in cui lavora (il 39% non lo possiede ed il 33% vorrebbe acquistarlo). Soltanto un 14% utilizza la modalità doppler. La sonda curvilinea ì è risultata la più utilizzata, mentre il 40% utilizza sia sonde curvilinee che lineari (McKiernan et al, 2010).
Per quanto riguarda il training sviluppato, sono emersi risultati simili dai tre studi. La maggior parte dei fisioterapisti ha svolto un training di circa 8 ore (Potter et al, 2012), ma per molti di loro è stato insufficiente, con carenze riguardo all’anatomia ecografia, l’interpretazione della morfologia muscolare e le reali potenzialità dell’apparecchio ecografico. Il 69% ha riportato di aggiornarsi attraverso libri, riviste scientifiche e siti internet, ma tutti riportano la necessità di una formazione più specifica per il fisioterapista (McKiernan et al, 2010).
Riguardo all’utilizzo del RUSI nella pratica clinica, dallo studio di McKiernan et al è emerso che il 24% dei fisioterapisti lo usa con una frequenza di circa 1-2 volte/die. Mentre nello studio degli stessi autori del 2013 è risultato come sia cresciuta la percentuale di fisioterapisti che usano l’ecografo (88%), sempre con una frequenza di 1-2 volte/die (McKiernan et al, 2013).
L’utilizzo principale è come feedback per i muscoli del tronco (addominali e paraspinali) ed il pavimento pelvico, specie in pazienti con disfunzione lombo-pelvica. Sono emersi dati anche per il RUSI come strumento di valutazione per il distretto scapolo-omerale (trapezio e sovra spinato) anca e gomito (McKiernan et al, 2010; McKiernan et al, 2013).
Dal confronto dei questionari è emerso che sempre più fisioterapisti si stanno interessando all’utilizzo del RUSI, in quanto permette valutazioni più precise rispetto alla sola palpazione ed è un valido strumento di feedback nella rieducazione neuro-motoria (Potter et al, 2012).
Sono risultati però due limiti principali:
– il costo dell’apparecchio ecografico;
– i percorsi di formazione.
Una proposta formativa più specifica risulta necessaria per migliorare la comprensione dell’argomento, e quindi per aumentare la “confidenza” con la tecnica (Potter et al, 2012).
Questo permetterebbe di svolgere al meglio le attività di valutazione e di feedback, e quindi di impiegare il RUSI con maggiore frequenza nella pratica clinica. Se infatti può non essere vantaggioso comprare un apparecchio ecografico per utilizzarlo 1-2 volte al giorno, con una formazione più approfondita, il fisioterapista sarebbe in grado di utilizzarlo con minore difficoltà e questo permetterebbe di integrare al meglio l’ecografia in fisioterapia.
Alessia Quercioli – Fisioterapista
Bibliografia
Whittaker J and Stokes M. (2011). Ultrasound Imaging and muscle function. JOSPT. 41(8):572-80.
Teyhen DS. (2006). Rehabilitative ultrasound imaging symposium. Journal of Orthopedic & Sports Physical Therapy. 36(8): A1-A17.
Whittaker JL, Teyhen DS, Elliot JM et al. (2007). Rehabilitative Ultrasound Imaging: Understanding the Technology and Its Applications. Journal of Orthopedic & Sports Physical Therapy. 37(8): 434-439.
McKiernan S, Chiarelli P and Warren-Forward H. (2010). A survey of diagnostic ultrasound within the physiotherapy profession for the design of future training tools. Radiography. 17(2): 121-125.
Potter CL, Cairns MC, Stokes M. (2012). Use of ultrasound imaging by physiotherapists: A pilot study to survey use, skills and training. Man Ther. 17(1):39-46.
McKiernan S, Chiarelli P and Warren-Forward H. (2013). Professional issues in the use of diagnostic ultrasound biofeedback in physiotherapy of the female pelvic floor. Radiography. 19(2): 117-124.
Fisioterapista, MSc, OMPT
Passione Evidence-Based. Con la speranza di diventare un Fisioterapista migliore
https://samuelepassigli.wordpress.com/
https://orcid.org/0000-0003-2862-0116
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