Prevalenza e morfologia del muscolo vasto mediale obliquo in cadaveri umani

Il muscolo quadricipite femorale (QF) è composto da quattro porzioni distinte, il retto del femore (RF), il vasto intermedio, il vasto laterale (VL) e il vasto mediale (VM). Nel 1968, Lieb e Perry hanno per la prima volta descritto il muscolo VM come composto da una porzione prossimale, il vasto mediale lungo (VML), e da una porzione distale, il vasto mediale obliquo (VMO), descritto dagli autori come uno stabilizzatore mediale della rotula durante l’estensione di ginocchio. Lieb e Perry identificarono il VMO come struttura muscolare separata dal VML per la presenza di un piano fasciale di divisione e per il differente orientamento delle fibre muscolari. In realtà, il piano fasciale era presente solamente in uno dei sei cadaveri esaminati.

Nei setting clinico ortopedico, l’esistenza del VMO come struttura muscolare separata è stata accettata per la riabilitazione della sindrome dolorosa femororotulea, nonostante una mancanza di un razionale scientifico e l’assenza di evidenze che il VMO possa essere rinforzato in modo selettivo.

Nel presente studio, gli autori hanno esaminato 374 arti inferiori da 229 cadaveri umani con l’obiettivo di determinare 1) la presenza/assenza di un piano fasciale di separazione tra il VML e il VMO, 2) l’orientamento delle fibre del VML, 3) l’orientamento delle fibre del VMO.

In base all’analisi dei risultati, le evidenze per supportare che il VMO sia una struttura muscolare separata anatomicamente e funzionalmente dal VML sono insufficienti. Non sono presenti evidenze che un fascio aponeurotico separi le due porzioni del VM o che il VM sia innervato da due terminazioni nervose separate. Non sono presenti evidenze che dimostrino la possibilità di contrarre in modo isolato o di allenare selettivamente il VMO. Di conseguenza, il VM dovrebbe essere considerato come una singola unità muscolare.

Hubbard JK, Sampson HW, Elledge JR. Prevalence and morphology of the vastus medialis oblique muscle in human cadavers. Anat Rec. 1997 Sep;249(1):135-42.
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/9294658

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