Le lesioni da sovraccarico nei giovani sportivi

Le lesioni da sovraccarico si verificano a causa di carichi sub-massimali ripetuti del sistema muscoloscheletrico alternati a scarsi tempi di recupero; lo squilibrio tra i due fattori rappresenta il punto chiave per quanto riguarda i giovani atleti che presentano un sistema muscoloscheletrico ancora immaturo. Le lesioni da sovraccarico includono problematiche all’unità muscolotendinea, alcune fratture da stress, lesioni da stress delle cartilagini articolari o delle apofisi, osteocondriti dissecanti, trombosi da sforzo. Un’attenzione maggiore dovrebbe essere data agli atleti che presentano dolore nelle zone di maggior rischio per potenziali lesioni da stress dell’osso, come la zona centrale della colonna lombare, la regione anteriore dell’anca, l’inguine, la coscia, la zona anteriore del ginocchio, la zona medio/laterale della caviglia, la parte dorso/mediale del mesopiede, la faccia plantare dell’alluce. Per quanto riguarda le lesioni da stress delle cartilagini articolari la localizzazione più frequente avviene a livello prossimale dell’omero e della tibia e nella zona distale del radio e del femore. Durante la crescita e lo sviluppo, le lesioni da sovraccarico dei giovani atleti si differenziano dagli adulti. Le problematiche apofisarie sono caratteristiche della prima adolescenza, le sedi più comuni riguardano il tubercolo tibiale del ginocchio (malattia di Osgood Schlatter), l’apofisite calcaneare del tallone (malattia di Sever) e l’apofisi mediale del gomito. Il dolore anteriore del ginocchio è il sintomo più frequente nei giovani atleti, nella prima adolescenza generalmente si tratta di Osgood Schlatter, mentre una volta che il tubercolo dell’apofisi tibiale ha terminato la sua maturazione si andrà in contro a problematiche femororotulee.

I fattori che predispongono alle problematiche da sovraccarico sono stati divisi in intrinseci ed estrinseci.

I fattori intrinseci sono le caratteristiche biologiche e psicosociali: numerosi studi indicano nei traumatismi precedenti un fattore predittivo importante per l’insorgenza di futuri infortuni. La crescita e lo sviluppo sono importanti in quanto le problematiche a livello delle cartilagini di accrescimento aumentano nell’adolescenza durante il picco di crescita e si verificano maggiormente in caso che questa avvenga in maniera troppo veloce. Studi di laboratorio dimostrano che la cartilagine in una rapida fase di crescita è meno resistente a forze di trazione, taglio e compressione. Anche le fratture da stress e la lombalgia hanno una prevalenza maggiore durante il picco di crescita dell’adolescenza. Le problematiche posturali come un allineamento scorretto della rotula sul femore, piede cavo, piede piatto, iperestensione del gomito e un’eccessiva lordosi lombare sono da considerarsi importanti fattori di rischio. Biomeccanicamente i disturbi strutturali o dinamici degli arti sembrano aumentare il carico eccentrico, la necessità di generare una forza maggiore per il movimento degli arti durante un periodo in cui forza e coordinazione sono ancora in via di sviluppo potrebbe avere un importante ruolo nel rischio di lesioni. Tra i fattori di rischio modificabili sono da considerare la scarsa resistenza e la mancanza di una preparazione prima dell’inizio della stagione agonistica.

I fattori estrinseci si riferiscono al tipo di sport e alla tipologia di allenamento. È importante sottolineare che sono tutti modificabili. Analizzando il carico di lavoro esiste una correlazione diretta tra l’incidenza delle lesioni da sovraccarico e il numero di ore di allenamento, soprattutto quando queste superano le 16 ore settimanali. La programmazione annuale è un altro elemento importante nella gestione dei giovani atleti. Secondo uno studio i giocatori di calcio con età inferiore ai 14 anni presentano una frequenza maggiore per gli infortuni all’inizio della stagione rispetto agli atleti adulti. E’ stato inoltre dimostrato che gli atleti che praticano attività sportiva tutto l’anno hanno un aumento degli infortuni del 42% rispetto a chi effettua un periodo di scarico di almeno 3 mesi durante l’anno.

Le lesioni ad alto rischio sono da quelle lesioni da sovraccarico descritte come “ad alto rischio” in quanto se non riconosciute o impropriamente trattate possono portare a dover momentaneamente sospendere le attività o addirittura minacciare la futura partecipazione sportiva.

Le fratture da stress possono presentarsi nei bambini come negli adulti. La guarigione è completa se trattate con il riposo, la riabilitazione e il ritorno graduale all’attività. Tuttavia alcune non guariscono facilmente e sono quindi considerati ad alto rischio. Se queste lesioni ad alto rischio non sono identificate e trattate correttamente potrebbero portare ad un dolore cronico e/o a una patologia degenerativa.

Le fratture da stress nella colonna (spondilolisi) sono una causa comune di dolore lombare nei bambini che praticano sport, più frequente a livello della quarta e quinta vertebra lombare. Uno studio che indagava tale patologia ha riportato una incidenza del 48,5% in una popolazione di giovani atleti con dolore lombare; il tempo medio necessario per tornare a svolgere un attività sportiva è stato di almeno 5 mesi.

Le fratture da stress del collo del femore non sono comuni nei bambini e negli adolescenti, ma se non riconosciute e trattate precocemente possono evolvere in una frattura completa. Un alto indice di sospetto deve essere mantenuto con qualsiasi giovane atleta che si presenta con dolore anteriore all’anca o all’inguine. Se le radiografie sono negative è importante richiedere una risonanza magnetica per la diagnosi. Clinicamente la palpazione non è utile, mentre la mobilizzazione passiva in rotazione interna riproduce in genere il dolore.

Esistono segnalazioni di casi di fratture da stress della rotula nei bambini, ma la vera incidenza è sconosciuta. Le fratture da stress rotulee dovrebbero essere trattate con un periodo di 4-6 settimane di immobilizzazione.

Le fratture da stress della corticale tibiale anteriore sono lesioni che hanno un alto rischio di non consolidamento. Le radiografie possono mostrare un difetto della corteccia anteriore, ma se negative la risonanza magnetica o la TAC possono essere utili per un corretto inquadramento diagnostico.

Per quanto riguarda le ossa del piede, molte fratture da stress si sono verificate dopo la ripresa del carico successivamente a immobilizzazione per un altro infortunio. Prevalentemente è stato interessato il calcagno, il cuboide e lo scafoide.

Le radiografie sono il primo esame da eseguire, tuttavia le lesioni da stress dell’osso possono non essere visibili per diverse settimane dopo l’inizio del dolore e in alcuni casi possono non essere evidenti. La risonanza magnetica è lo studio di scelta per la diagnosi precoce della frattura da stress nella maggior parte delle situazioni. La TAC è frequentemente utilizzata per la diagnosi di spondilolisi.

In conclusione le lesioni da sovraccarico sono molto comuni nei bambini e negli adolescenti e spesso hanno un tempo di recupero più lungo delle lesioni acute, per questo dovrebbero essere riconosciute e trattate nel migliore dei modi.

sport

DiFiori JP, Benjamin HJ, Brenner J, Gregory A, Jayanthi N, Landry GL, Luke A. Overuse injuries and burnout in youth sports: a position statement from the American Medical Society for Sports Medicine. Clin J Sport Med. 2014 Jan;24(1):3-20.
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24366013

5 commenti

  • Emanuele Tortoli

    Ogni
    articolo che tratta problematiche muscoloscheletriche nei giovani
    sportivi pone molta attenzione e preoccupazione (visti i numeri elevati
    legati all’incidenza di tale patologia) alla spondilolisi. Quali sono i
    segni clinici che dovrebbero essere presenti per richiedere un esame
    strumentale? E quale l’esame più indicato?

  • Samuele Passigli

    A differenza dell’adulto, dove la spondilolisi è nella maggior parte dei casi asintomatica e scoperta per caso, negli adolescenti è causa di low back pain. Gli adolescenti considerati a rischio sono quelli che praticano attività sportive con stress elevato a livello della colonna vertebrale (ginnastica, calcio, arti marziali, etc.). La causa principale potrebbe essere la frattura da stress causata da carichi ripetuti, anche potrebbe essere conseguenza di un singolo evento traumatico. Nella mia esperienza, credo che nella valutazione clinica sia fondamentale un’anamnesi accurata e approfondita (attività sportiva, livello dei carichi, frequenza e indagare eventuali traumi e la dinamica con cui sono accaduti). In genere, ho notato che il dolore ha un esordio graduale se la causa è l’overload ripetuto; un esordio improvviso se la causa è un trauma (in genere indiretto). In alcuni casi però, un traumatismo potrebbe creare una microfrattura, con conseguente dolore lieve, ma che potrebbe evolvere in una frattura completa se il giovane atleta non sospende le attività.
    Spesso, l’estensione e le rotazioni incrementano i sintomi.
    L’indagine strumentale è essenziale per confermare l’ipotesi diagnostica. Dalla letteratura recente sembra sufficiente una valutazione radiografica con due proiezioni (AP e LL) e non con quattro proiezioni come avveniva in passato (AP, LL, oblique dx e sn):
    http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23677366
    Sebbene la ricerca non abbia definito il trattamento migliore, credo che il riposo e la sospensione delle attività sportive siano fondamentali.
    http://bjsm.bmj.com/content/34/6/415.long
    http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2843565/

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