Interdipendenza regionale: un nuovo modello di valutazione dei disordini muscoloscheletrici

Il termine “interdipendenza regionale”, in ambito muscoloscheletrico, si riferisce al concetto che il disordine primario del paziente può essere causato o associato a disfunzioni in regioni anatomiche distanti e apparentemente a esso non collegate.

Il modello di valutazione dell’interdipendenza regionale deve essere considerato nel contesto del modello biomedico della patologia. Infatti, il modello biomedico appare inadeguato per la gestione conservativa dei disordini muscoloschetrici più frequenti nella pratica clinica del fisioterapista. È necessario considerare altri fattori e il modello dell’interdipendenza regionale è probabilmente uno di questi. Quali evidenze esistono a supporto di questo modello? Sorprendentemente molte.

Numerosi studi descrivono il coinvolgimento dell’anca in pazienti con low back pain e artrosi di ginocchio. Di contro, sono stati descritti anche trattamenti del rachide lombare per la gestione di pazienti con disordini di anca e ginocchio. Esempi per il quadrante superiore riguardano il trattamento del rachide toracico e delle coste per i pazienti con neck pain e impingement di spalla, o il trattamento del rachide cervicale per pazienti con epicondilalgia laterale di gomito. Gli esempi citati non riguardano pazienti con dolore riferito o irradiato riprodotto da manovre provocative nelle strutture distanti dal sito del sintomo primario; il modello d’interdipendenza regionale considera gli impairment presenti in distretti prossimali o distali ed è distinto dal fenomeno del dolore riferito.

Bisognerebbe quindi prendere in considerazione sistematicamente questo concetto in futuri trial clinici. Definire ulteriormente i rapporti che intercorrono tra i vari distretti e i risultati attesi dai trattamenti potrebbe gettare le basi per un’implementazione dell’interdipendenza regionale nei modelli di gestione attuali delle problematiche muscoloscheletriche. Un modello di gestione terapeutica ottimale dovrebbe essere governato dai ragionamento clinico Evidence-Based e dal processo di decision making, incorporando gli elementi chiave dei modelli esistenti, i clinical prediction rules e il modello valutativo-interpretativo basato sull’interdipendenza regionale.

Naturalmente, nella pratica clinica, la regione principale del disturbo non deve essere ignorata per non perdersi in una caccia alle streghe in tutti i distretti corporei. La regione sintomatica deve essere valutata e trattata, in accordo con le migliori evidenze disponibili. Tuttavia è del tutto pertinente e basato sulle evidenze valutare le regioni sotto e sovrastanti l’area della disfunzionale primaria durante le prime 2 sedute e definire le priorità degli interventi in queste aree durante il corso terapeutico dei trattamenti.

Se il quadro clinico appare non chiaro o se le risposte al trattamento sono inferiori alle aspettative, l’applicazione del concetto di interdipendenza regionale può dare maggiore chiarezza e guidare nei successivi interventi clinici. Indagare ulteriormente questo concetto in modo sistematico potrebbe contribuire a comprendere la natura di molti disturbi muscoloscheletrici e aiuterebbe nel guidare il decision making nell’impostazione del trattamento.

Antonello Viceconti – Fisioterapista

Wainner RS, Whitman JM, Cleland JA, Flynn TW. Regional interdependence: a musculoskeletal examination model whose time has come. J Orthop Sports Phys Ther. 2007 Nov;37(11):658-60.

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/18057674

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