Forza di reazione al suolo durante la corsa in discesa e in salita

Samuele Passigli – Fisioterapista, MSc, OMPT

 
La valutazione della forza di reazione al suolo (GRF) è stata fondamentale per comprendere la biomeccanica del cammino e della corsa. La maggior parte degli studi però ha quantificato la GRF in pianura, ma molti runner corrono anche in salita e in discesa.Di conseguenza, la comprensione della biomeccanica della corsa nei dislivelli è ancora limitata. La mancanza di dati del GRF per la corsa in salita e in discesa è probabilmente dovuta alla difficoltà di costruire una piattaforma di forza inclinata sulla quale correre o di inclinare un treadmill.
L’obiettivo di questo studio è stato quantificare la GRF durante la corsa in discesa e in salita, tramite l’utilizzo di un treadmill montato su cunei ad angoli di 3°,6°, and 9° (5.2%, 10.5% e 15.8%).
Confrontati con la corsa in pianura, i picchi di impatto sono stati decisamente maggiori nella corsa in discesa e minori nella corsa in salita. Queste variazioni sono state anche parzialmente conseguenti al cambiamento progressivo del pattern di appoggio del piede al contatto iniziale al suolo durante la corsa in salita. I 10 soggetti presentavano infatti un contatto iniziale al suolo di retropiede nella corsa in discesa a -9°, -6° e -3°, nella corsa in pianura e nella corsa in salita a +3°. Ma nella corsa in salita a +6°, 3 soggetti hanno modificato lo schema di appoggio da retropiede a mesopiede; nella corsa in salita a +9°, tutti i soggetti atterravano con il mesopiede.
Confrontato con la corsa in pianura, il picco di impatto è aumentato del 54% a -9°, del 32% a -6° e del 18% a -3°. Nella corsa in salita, il picco d’impatto è diminuito del 13% a +3° e, per i soggetti che mantenevano un appoggio di retropiede, del 22% a +6°. Anche il vertical loading rate è stato maggiore nella corsa in discesa e minore nella corsa in salita. Il picco attivo non si è modificato nella corsa in salita o nella corsa in discesa.
 

 

 

Gottschall JS, Kram R. Ground reaction forces during downhill and uphill running. J Biomech. 2005 Mar;38(3):445-52.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/15652542

 
Considerazioni personali
 
L’aumento del picco di impatto nella corsa in discesa potrebbe rappresentare un fattore di rischio maggiore di infortunio muscoloscheletrico in questa condizione, soprattutto nei runner non abituati a percorrere abitualmente dislivelli. Lo studio di Hreljac et al. del 2000 (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/10994917) ha infatti mostrato che la principale variabile biomeccanica che distingue i runner infortunati dai runner che non hanno mai subito un infortunio è l’ampiezza del picco di impatto. Di conseguenza, potrebbe essere consigliata come strategia iniziale ai runner che recuperano da un infortunio da impatto di limitare la corsa in discesa e privilegiare sessioni di allenamento in salita. Successivamente, la corsa in discesa potrebbe essere utilizzata come strategia di esposizione graduale a un carico progressivo per favorire un adattamento, ovvero per ripristinare la capacità di carico iniziale o, ancora meglio, una capacità di carico superiore a quella iniziale. Inoltre, un progressivo e graduale allenamento in discesa potrebbe esporre il runner a delle sollecitazioni di carico per favorire un adattamento preventivo e protettivo per gli infortuni muscoloscheletrici degli arti inferiori e della colonna.
 
Cosa pensate a riguardo? Liberi di lasciare la vostra opinione nei commenti. Grazie!
 

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