Feedback verbale aumentato nella riabilitazione dei disturbi muscoloscheletrici dell’arto inferiore

L’esercizio terapeutico è fondamentale nella riabilitazione e prevenzione degli infortuni, poiché induce una modificazione non solo nelle strutture muscoloscheletriche, ma anche un apprendimento motorio, se effettuato con sufficiente numero di ripetizioni. Una parte essenziale dell’apprendimento motorio è la neuroplasticità, vale a dire la potenzialità del sistema nervoso di modificarsi in risposta alle informazioni sensoriali.

Clinicamente, per ottenere gli outcome desiderati, come l’apprendimento motorio, sono richiesti feedback sull’esecuzione dell’esercizio. Per migliorare l’apprendimento motorio sono proposti sia un approccio intrinseco che estrinseco, il primo mediato attraverso il sistema sensitivo del soggetto, il secondo, chiamato anche feedback aumentato (AF), coinvolge una sorgente esterna, come strumenti di biofeedback, tavolette propriocettive, istruzioni verbali o segnali esterni.
L’AF comprende una gamma di modalità che variano nel contenuto generale per timing e focus attentivo. Per quanto riguarda il focus attentivo, il feedback verbale aumentato (VAF) può essere impiegato sia quando il feedback è focalizzato sul corpo o su parti di esso (focus attentivo interno – IFA), sia quando è focalizzato sugli effetti del movimento sull’ambiente (focus attentivo esterno – EFA). La recente revisione sistematica di Stormberg (2013) ha concluso che l’esercizio con focus esterno è più efficace per l’apprendimento motorio nei disturbi muscoloscheletrici, tuttavia non è ancora chiaro quali modalità di VAF siano di maggior beneficio per indurre un apprendimento motorio e allo stesso tempo aumentino l’efficacia della riabilitazione e prevenzione degli infortuni.
Il VAF è già ampiamente utilizzato nella pratica clinica nel retraining di individui con infortuni a carico degli arti inferiori, avendo il vantaggio di non richiedere attrezzature costose, anche se manca ancora una forte evidenza che sostenga l’uso del feedback verbale nella pratica clinica come forma di AF sull’apprendimento motorio. L’obiettivo principale di questa revisione sistematica è stato determinare l’effetto del VAF nella riabilitazione e prevenzione delle disfunzioni muscoloscheletriche degli arti inferiori. Un obiettivo secondario è stato valutare l’effetto del VAF sull’apprendimento motorio rispetto alle tre fasi chiave di acquisizione, ritenzione e trasferimento.
L’acquisizione è la chiave dell’apprendimento motorio, la ritenzione e il transfer sono anche più importanti al fine di prevenire gli infortuni e la capacità di mostrare risultati soddisfacenti in questi test è importante in previsione dei task e delle sfide che riguardano il ritorno allo sport. Un’abilità non può comunque ritenersi completamente appresa prima che il soggetto mostri risultati di successo nei test di ritenzione e transfer, tenendo conto che non sempre questi test ci danno risultati chiari a causa della fatica temporanea o dell’ansia.
Lo studio di Gokeler (2015) mostra come l’uso di VAF con EFA può essere di beneficio per la prevenzione di lesioni del legamento crociato anteriore in quanto permette strategie di atterraggio dal salto meno rigide rispetto al gruppo IFA, mentre per quanto riguarda la lunghezza del salto non ci sono differenze (probabilmente secondo gli autori sarebbe necessario uno stimolo supplementare, come differenti parole nel VAF). I lavori di Laufer (2005) e di Rotem-Lehrer (2007) avevano come obiettivo il controllo posturale: in entrambi l’utilizzo di EFA come modo di fornire VAF fornisce ottimi risultati nella riabilitazione delle disfunzioni muscoloscheletriche, dato che il miglioramento del controllo posturale è cruciale per la prevenzione secondaria delle distorsioni laterali di caviglia. Anche se gli autori si sono concentrati solo sulla fase di acquisizione e un cambiamento relativamente permanente non è stato confermato, lo studio di Prapavessis (1999) dimostra miglioramento nella riduzione della forza di reazione al suolo dopo aver ricevuto VAF. Lo studio di Benjaminse (2015) riscontra effetti positivi sulla biomeccanica degli arti inferiori (allo scopo di prevenire infortuni in soggetti sani) nel gruppo cui viene fornito VAF con EFA, rispetto al gruppo VAF con IFA e al gruppo di controllo. Secondo Weilbrenner (2014), invece, non può essere supportato l’uso di VAF con EFA per la prevenzione delle lesioni del LCA negli individui che non hanno avuto una precedente lesione di questo legamento, ma questo studio si differenzia dagli altri precedentemente citati in quanto il VAF non include suggerimenti su come usare il proprio corpo durante il test ma una metafora, che potrebbe indicare come le immagini mentali possa essere meno efficace durante l’esercizio rispetto ai feedback verbali usati comunemente.
Rispetto a quanto tempo sia necessario prima che un cambiamento possa essere ragionevolmente considerato come a lungo termine, nei vari studi il follow up più lungo è quattro settimane, Prapavessis suggerisce che un follow-up più a lungo termine, circa un anno, possa fornire risultati più realistici. Ma quanto tempo ci si aspetti che duri l’effetto di un esercizio potrebbe comunque dipendere dall’intensità e dalla frequenza con cui viene praticato.
In conclusione i risultati di questa revisione sistematica suggeriscono che c’è moderata evidenza che il VAF sia efficace nella riabilitazione e prevenzione delle disfunzioni muscoloscheletriche dell’arto inferiore. Nonostante la mancanza di evidenza di alta qualità, miglioramenti in termini di biomeccanica degli arti inferiori nei task di salto o incremento del controllo posturale durante attività per l’equilibrio sono riscontrate dopo l’uso di VAF. Sono richiesti futuri studi di alta qualità per valutare in maniera specifica il VAF, inclusi parametri differenti associati con feedback e effetti a lungo termine degli interventi, in cui acquisizione, ritenzione e trasferimento siano valutati.

Storberget M, Grødahl LHJ, Snodgrass S, van Vliet P, Heneghan N. Verbal augmented feedback in the rehabilitation of lower extremity musculoskeletal dysfunctions: a systematic review. BMJ Open Sport Exerc Med. 2017 Sep 21;3(1):e000256.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/29018544/

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