“Credo che il mio dolore femororotuleo guarirà da solo”
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Il dolore femororotuleo (PFP) è un disturbo molto frequente nelle ragazze, con una prevalenza del 23% nella popolazione generale. È caratterizzato da sintomi diffusi nella regione anteriore di ginocchio, provocati o aggravati da attività che aumentano il carico nell’articolazione femororotulea. Le persone con PFP riferiscono in genere una riduzione del livello di attività fisica, della funzionalità e della qualità della vita. Livelli maggiori di catastrofizzazione e di altri fattori psicologici sono associati con maggior dolore e disabilità. La possibile progressione del PFP in artrosi femororotulea sottolinea ancora di più l’importanza di comprendere l’insorgenza e la corretta gestione di questo disturbo.
L’eziologia del PFP non è completamente conosciuta. Un importante fattore scatenante sembra essere un rapido aumento del livello di attività fisica. Le evidenze più recenti raccomandano esercizio ed educazione come principali strategie di trattamento. Purtroppo, la prognosi del PFP continua ad essere sfavorevole in una percentuale molto elevata di pazienti, con sintomi persistenti o ricorrenti nel lungo termine.

L’obiettivo di questo studio è stato esplorare la percezione delle ragazze riguardo la loro esperienza sul primo episodio di PFP, in particolare su cause, prognosi e necessità di consultare un professionista sanitario.

Le ragazze con PFP incluse nello studio hanno associato l’insorgenza dei sintomi ad un aumento del mantenimento della posizione seduta o ad un incremento improvviso del livello di attività fisica (come camminare o correre).

La maggior parte di loro ha riferito di credere che il dolore sarebbe stato auto-limitante e non sarebbe peggiorato con il passare del tempo. Questa credenza è stata confermata dal fatto che solo una piccola percentuale di ragazze aveva espresso la volontà di rivolgersi ad un professionista sanitario. Questi aspetti evidenziano l’importanza dell’educazione del paziente sul reale decorso clinico del PFP.
La maggior parte dei partecipanti ha riferito di credere in una risoluzione spontanea dei sintomi associati al PFP con il semplice passare del tempo. Alcuni hanno riferito di ritenere di dover sopportare i sintomi per un certo periodo di tempo e che i miglioramenti sarebbero avvenuti superata questa fase iniziale, senza bisogno di alcun trattamento. Nonostante queste credenze frequenti, il PFP è una condizione caratterizzata da sintomi persistenti o ricorrenti nel lungo termine, anche a distanza di molti anni dalla diagnosi iniziale. Il PFP non è una condizione auto-limitante e una durata maggiore dei sintomi è il principale fattore predittivo di un outcome scarso nel lungo termine. Di conseguenza, una gestione precoce riduce il rischio di sintomi persistenti.

Un numero limitato di partecipanti ha riferito che avrebbero consultato un medico per la necessità di avere una diagnosi precisa basata su indagini diagnostiche, ma anche questa è una credenza errata, dato che la relazione tra PFP e alterazioni strutturali non è ancora chiara.

In sintesi, la maggior parte delle persone associa l’insorgenza del PFP con un aumento del tempo passato in posizione seduta e/o dell’attività fisica. Molte credono che rappresenti un disturbo auto-limitante, aspetto che potrebbe giustificare il non rivolgersi a personale sanitario. Di conseguenza, è importante creare delle strategie per disseminare conoscenze sul PFP, basate sulle migliori evidenze a disposizione, soprattutto per le persone a rischio maggiore di sviluppare questo disturbo.

Del Priore LB, et al. “I believe it will not get worse”: A mixed-methods longitudinal study about patient’s perspective of recently developed patellofemoral pain. Phys Ther Sport. 2024 Aug 28;70:29-35.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/39208547/

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