Cefalea cervicogenica: un approccio alla gestione clinica
Il termine “cefalea cervicogenica” (CGH), coniato nel 1983 da Ottar Sjaastad, descrive una sottocategoria di pazienti con mal di testa e concomitante dolore cervicale, anche se l’eziologia è ancora incerta. E’ classificata come una cefalea secondaria dalla International Headache Society e rappresenta circa il 15-20% delle cefalee. E’ più frequente nelle donne.
I criteri diagnostici della CGH includono mal di testa (unilaterale che origina dalla regione posteriore della testa o del collo) associato a dolore e rigidità cervicale (aggravati da movimenti specifici e da posizioni mantenute). Nei pazienti con CGH, Vincent include tra i criteri diagnostici la presenza di disfunzioni cervicali (la riduzione del movimento C1-C2 è l’impairment più frequente), la possibile riproducibilità del dolore alla palpazione dei trigger point del collo e della testa, l’imaging negativo.
Il Dr. Vladimir Janda ha descritto con il termine “Upper Crossed Syndrome” specifici pattern di debolezza (flessori cervicali profondi) e rigidità muscolare (sternocleidomastoideo, trapezio superiore, elevatore della scapola, scaleni, suboccipitali, piccolo pettorale e grande pettorale) nei soggetti con CGH anche se, recentemente, alcuni autori non hanno evidenziato differenze significative nella prevalenza di una forward head posture nei pazienti con CHG confrontati con controlli.
Le evidenze sulla limitazione del ROM attivo sono contrastanti; di conseguenza, potrebbe essere utile classificare l’origine della CGH in traumatica e atraumatica. Jull et al, confermando la riduzione della forza e della resistenza dei flessori cervicali profondi descritta da Janda, consigliano l’utilizzo del craniocervical flexion test per misurare in modo affidabile la performance di questi muscoli.
La valutazione manuale della mobilità e del dolore del rachide cervicale superiore ha una buona affidabilità (sensibilità dell’80% e riproduzione del dolore nel 63% dei pazienti con CGH). Nel Cervical Flexion Rotation Test (CFRT), i pazienti con CGH presentano una media di 25-28° di rotazione C1-C2 dal lato sintomatico rispetto ad una media di 44° nei soggetti asintomatici. Non è chiaro se la limitazione del ROM è direttamente proporzionale alla gravità dei sintomi. Inoltre, una limitazione della rotazione durante l’esecuzione del CFRT può essere conseguente anche ad una rigidità dei muscoli suboccipitali controlaterali (e non necessariamente ad un impairment C1-C2); di conseguenza, è importante effettuare un’accurata valutazione dei tessuti molli e identificare l’eventuale presenza di trigger point a livello dello sternocleidomastoideo, del trapezio superiore, dei suboccipitali e del temporale.
Una diagnosi è fondamentale per impostare un trattamento efficace multimodale con la terapia manuale e gli esercizi terapeutici. Numerosi studi hanno evidenziato l’efficacia della manipolazione dei segmenti cervicali superiori, anche se sono necessari ulteriori studi clinici di buona qualità metodologica.
Il trattamento manuale delle strutture miofasciali è fondamentale per ridurre la rigidità e il dolore. Sfortunatamente, pochi studi hanno indagato l’efficacia degli esercizi terapeutici nei pazienti con CGH. Di conseguenza, la scelta degli esercizi deve basarsi sulle evidenze disponibili nel dolore cervicale cronico o in altri tipi di mal di testa. Gli esercizi terapeutici dovrebbero essere scelti in relazione agli impairment specifici (es. scarso controllo posturale e motorio, rigidità e/o debolezza muscolare).
Page P. Cervicogenic headaches: an evidence-led approach to clinical management. Int J Sports Phys Ther. 2011 Sep;6(3):254-66.
Fisioterapista, MSc, OMPT
Passione Evidence-Based. Con la speranza di diventare un Fisioterapista migliore
https://samuelepassigli.wordpress.com/
https://orcid.org/0000-0003-2862-0116
Hai domande, suggerimenti o riferimenti a studi scientifici interessanti? Condividili con un commento!