Autogestione dell’artrosi d’anca cinque anni dopo un percorso di trattamento basato su ciclismo ed educazione
L’artrosi è tra le principali cause di disabilità e dolore, con prevalenza in aumento per l’invecchiamento della popolazione. Nella fase terminale dell’artrosi di anca il trattamento consiste nella chirurgia di sostituzione protesica dell’articolazione, un’operazione con ottimi risultati, ma che tuttavia presenta ancora rischi e complicazioni come lussazione, coaguli di sangue e infezione. Inoltre, mentre la durata delle protesi continua a migliorare, l’usura è inevitabile e quindi, per i pazienti sottoposti a intervento chirurgico in giovane età, sarà probabilmente richiesta anche una procedura di revisione. Poiché le opzioni che modificano questa patologia nella fase terminale sono limitate e costose, incoraggiare i pazienti ad autogestire i propri sintomi nella fase iniziale del processo patologico può avere un sostanziale beneficio a lungo termine.
Per i pazienti con artrosi di anca da lieve a moderata, le linee guida internazionali raccomandano una combinazione di educazione e consigli, esercizio fisico (aerobico e di rinforzo della muscolatura locale) e perdita di peso, ove appropriato come trattamento. Pertanto nel 2013 è stato concepito il programma Cycling Against Hip Pain (CHAIN) come un percorso per il trattamento conservativo dei pazienti che presentano artrosi di anca. Gli obiettivi del programma erano incoraggiare l’autogestione dei sintomi, ridurre il dolore e migliorare le capacità funzionali attraverso un programma di sei settimane di educazione e sessioni di ciclismo statico. Era stato anticipato che se i pazienti fossero stati in grado di gestire con successo la loro condizione, la necessità di sostituzione protesica dell’anca avrebbe potuto essere ritardata o addirittura evitata. I partecipanti sono stati reclutati per il programma attraverso invio dal loro medico di medicina generale, hanno successivamente frequentato un centro ricreativo locale una volta alla settimana per una sessione di formazione di trenta minuti erogata da un fisioterapista, seguita da trenta minuti di ciclismo indoor guidati da un istruttore per gli esercizi. Le sessioni avevano carattere progressivo e sono state integrate con esercizi a casa. Gli argomenti educativi includevano i benefici dell’esercizio per l’artrosi, la dieta e l’alimentazione, il sollievo dal dolore, il ritmo delle attività e il cambiamento dello stile di vita. Il programma ha avuto una durata di sei settimane.
I risultati a breve termine, raccolti attraverso una valutazione compilata dai partecipanti (n=96) dopo aver portato a termine il programma, hanno evidenziato miglioramenti statisticamente e clinicamente significativi nelle misure di outcome riferite dal paziente – Oxford Hip score, Hip Disability and Osteoarthritis Outcome Score (HOOS) function, EQ5D-5L utility, EQ5D visual analogue scale (VAS) e dolore in carico – e nella funzionalità misurata oggettivamente (punteggi sit-to-stand e timed up and go) immediatamente dopo l’intervento, che sono stati pubblicati in uno studio. Molti partecipanti, compresi quelli con comorbilità complesse, hanno anche riportato benefici psicologici, tra cui una maggiore fiducia nella gestione del proprio dolore all’anca e un aumento della motivazione all’esercizio fisico. Mentre i benefici dell’esercizio per l’artrosi sono spesso riportati a breve termine (o subito dopo l’intervento o al follow-up fino a un anno), si sa meno sulla sostenibilità a lungo termine dell’esercizio per questi soggetti. Per dare seguito ai risultati iniziali pubblicati, questo sondaggio trasversale esamina come i partecipanti hanno gestito la loro condizione cinque anni dopo aver portato a termine il programma CHAIN.
Dei 96 partecipanti che avevano completato il programma, solo 83 (età media 67.35 ± 8.59 anni) hanno risposto al sondaggio. Nonostante i risultati incoraggianti sull’efficacia a lungo termine di questo programma, purtroppo non possono essere fatti paragoni rispetto ai sintomi in quanto non sono state valutate le misure di outcome con i questionari validati utilizzati nello studio precedente. Altri limiti dello studio sono la piccola dimensione del campione e la mancanza del gruppo di controllo.
Questo sondaggio indica che al follow-up a 5 anni, oltre la metà dei partecipanti che hanno completato il programma CHAIN sta ancora scegliendo di utilizzare tecniche di esercizio e di autogestione per controllare il dolore all’anca. È importante sottolineare che la partecipazione al programma CHAIN sembra incoraggiare una nuova o prolungata partecipazione all’attività fisica, tra cui camminata (81%), lezioni di esercizio in gruppo (29%), esercizio a casa (27%), ciclismo indoor (25%), ciclismo all’aperto (24%) ed esercizio in acqua (23%). Purtroppo non sono disponibili ulteriori informazioni sul dosaggio dell’esercizio poiché il sondaggio non ha raccolto dati sulla durata e sulla frequenza dell’esercizio. Mentre alcuni partecipanti hanno segnalato di percepire barriere o vincoli rispetto alla partecipazione all’attività fisica (come la mancanza di strutture adeguate o altri problemi di salute), tutti i partecipanti hanno elencato almeno un’attività per questa domanda. Inoltre, 24 partecipanti (29%) hanno acquistato una bicicletta indoor o outdoor (il 47% possedeva già una bici) e 25 partecipanti (30%) si sono iscritti in una palestra (il 12% ne era già membro). Oltre agli importanti benefici muscoloscheletrici dell’esercizio, questi risultati sono incoraggianti dato il maggiore rischio cardiovascolare nei pazienti con artrosi dovuto a inattività e i molteplici benefici dell’esercizio su tutte le condizioni croniche a lungo termine di solito presenti nei pazienti in questa fascia di età.
Inoltre, 37 partecipanti (45%) non erano tornati dal proprio medico di medicina generale per ulteriore trattamento del dolore all’anca e 47 (57%) non avevano avuto bisogno dell’intervento chirurgico. Solo un partecipante si era sottoposto a intervento chirurgico all’anca controlaterale. Per quelli che hanno avuto bisogno dell’intervento chirurgico, il tempo medio intercorso dal completamento del programma è stato di 26 mesi. Va detto che c’era un piccolo numero di pazienti inclusi nel programma nonostante fossero già stati messi in lista per l’intervento, che avevano come obiettivo personale di prepararsi alla chirurgia, piuttosto che evitarla. Va anche notato che non si può presumere che tutti i partecipanti sarebbero diventati futuri candidati per la sostituzione protesica dell’articolazione.
I miglioramenti fisici a breve termine sono importanti, ma l’obiettivo finale del programma CHAIN era di incoraggiare i partecipanti ad autogestire i propri sintomi apportando cambiamenti espliciti e specifici al loro stile di vita, mantenuti poi a lungo termine senza recidive. I risultati qualitativi dello studio suggeriscono che per molti pazienti apprendere che è sicuro e vantaggioso per una persona con artrosi fare esercizi, in aggiunta al fatto di incontrare altre persone con una condizione simile, contribuisce in modo sostanziale ad un aumento della partecipazione all’attività fisica. Questi risultati sono coerenti con una recente revisione Cochrane sugli interventi con esercizio terapeutico e le convinzioni per le persone con artrosi: le credenze dei pazienti sul dolore cronico modellano i loro atteggiamenti e comportamenti su come gestire il loro dolore e quelli che non sono sicuri su quale esercizio dovrebbero o non dovrebbero fare evitano l’attività a causa della paura di causare danni. Fornire rassicurazione e consigli chiari sull’importanza dell’esercizio nel controllo dei sintomi e opportunità di partecipazione considerate piacevoli e pertinenti possono condurre a una maggiore partecipazione all’esercizio. Inoltre, si ritiene che la partecipazione attraverso il gruppo favorisca il cambiamento attraverso la coesione di gruppo, l’adattamento, l’esperienza di controllo e una maggiore autoefficacia, supportando l’uso dell’esercizio di gruppo rispetto agli interventi individuali.
In conclusione, le evidenza fornite dalla ricerca incoraggiano l’esercizio terapeutico e i programmi educativi per la gestione conservativa dell’artrosi, ma ancora poco si sa dell’impatto a lungo termine di questi interventi sui comportamenti dei pazienti. I risultati di questo studio suggeriscono che molti pazienti sono motivati ad autogestire l’artrosi d’anca a distanza di 5 anni da un percorso di 6 settimane di terapia con ciclismo ed educazione che incoraggia il cambiamento dello stile di vita. Il futuro lavoro in quest’area coinvolgerà uno studio randomizzato e controllato per confrontare i risultati del programma CHAIN con la fisioterapia standard, al fine di ottenere ulteriori prove sul suo impatto. I risultati di questo studio contribuiranno a raccomandazioni più complete per la gestione dell’artrosi d’anca.
Wainwright TW, Burgess LC, Immins T, Middleton RG. Self-Management of Hip Osteoarthritis Five Years After a Cycling and Education Treatment Pathway. Healthcare (Basel). 2020 Feb 12;8(1).
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/32059546
Fisioterapista, MSc, OMPT
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